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Il cordoglio degli Amici per la scomparsa di Angelo Porta

Profondo cordoglio a Erba per l’improvvisa scomparsa, avvenuta nella serata di sabato 9 maggio, del ragionier Angelo Porta, 82 anni, stimato professionista e protagonista della vita sociale cittadina.

Fondatore e artefice dello sviluppo di un affermato studio commercialista, l’ha diretto per molti anni prima di affidarne la responsabilità ai figli Carlo e Antonio. Ma oltre che nell’ambito professionale, ha svolto incarichi dirigenziali in diversi enti e istituzioni ed è stato presente in modo significativo nella vita ecclesiale e associativa. Animato da una fede sincera e convinta, ha sempre prestato la sua opera e la sua collaborazione alle necessità della parrocchia di Santa Maria Nascente. Attivo nelle file del Lions Club Erba, si è distinto per numerose iniziative intraprese nell’ambito del sodalizio. Più recentemente a dato vita a “Cuore in Erba”, autentico presidio locale sul fronte delle malattie cardiache, che tra l’altro ha fornito apparecchi defibrillatori a numerose realtà del territorio.

Angelo Porta era legato a padre Aristide da sentimenti di stima e amicizia reciproca. Negli anni della sua attività missionaria l’ha sempre affiancato e aiutato nelle sue diverse esigenze. Dopo la sua morte, in qualità di esecutore testamentario ha gestito con oculatezza, competenza e discrezione le relazioni con gli eredi e con il Pontificio Istituto Missioni Estere e si è prodigato nell’assistenza alle sorelle Carla e Lina. Custodiva la memoria di padre Aristide con affetto e devozione e il 3 giugno 1997 ha partecipato, come socio fondatore, alla costituzione dell’Associazione di Monsignor Aristide Pirovano, di cui seguiva l’attività con attenzione e sensibilità.

Gli Amici di padre Aristide sono vicini alla moglie, signora Pierangela, ai figli Carlo, Laura e Antonio e alle loro famiglie e partecipano al loro dolore.



Pubblichiamo la testimonianza che aveva reso di suo pugno e che è pubblicata nel libro Il Vescovo dei due mondi (Centro ambrosiano, 1999).

Uno sguardo sull’autostrada

Il 14 maggio 1997 è una bella giornata di primavera. Di buon mattino, con mia moglie Pierangela parto da Erba per una visita ai nipotini Veronica e Marco, che si trovano in villeggiatura con la loro mamma a Viareggio. Alla guida della mia Mercedes – pressoché nuova -, dopo il consueto segno di croce e dopo aver allacciato le cinture di sicurezza, comincio il viaggio: tangenziale est, Autostrada del Sole, deviazione a Parma per la Cisa, direzione Viareggio.

Proseguo spedito e tranquillo, dialogando con mia moglie. Mancano pochi chilometri, già pregustiamo l’incontro con i nipoti. Improvvisamente – mentre sto superando un pullman a circa 130 km all’ora – la macchina comincia a sbandare. Do alcuni colpi di sterzo; la macchina finisce contro il guard-rail centrale e rimbalza al centro della carreggiata, arrestandosi.

Dopo i primi momenti di panico e l’immediata constatazione che sia io che mia moglie non abbiamo subito alcun danno, il mio pensiero corre a tutte quelle vetture e persone che avrebbero potuto essere coinvolte nell’incidente.

Slaccio la cintura di sicurezza e mi appresto a scendere. Ma ecco che sulle mie ginocchia scorgo la foto di padre Aristide che mi guarda. La foto era nella tasca della mia portiera insieme ad altri documenti, che sono rimasti lì. Formulo un Gloria di ringraziamento.

Scendendo, constato che l’incidente si è verificato per l’improvviso afflosciamento del pneumatico anteriore sinistro. Nessun altro automezzo e nessuna persona ha subito danni.

Resto fermamente convinto che si sia trattato di un miracolo, ottenuto grazie all’intercessione di padre Aristide. Stavamo viaggiando su un’autostrada trafficata a una certa velocità, una gomma si è afflosciata, eppure solo la mia auto ha riportato danni: non è un miracolo? E perché quella foto sulle mie ginocchia, che mi guarda, quando tutto il resto è rimasto al suo posto? Di ciò rendo pubblica testimonianza.

Te Deum laudamus.

Angelo Porta

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